A duemila anni dalla sua morte la
figura di Augusto rimane ben salda nel
novero ristretto delle personalità titaniche della storia universale e l’età
augustea resta indissolubilmente legata al momento di massimo splendore di Roma
antica.
Apparso improvvisamente sulla
scena politica romana dopo la morte di Cesare, Augusto ne divenne protagonista
egemonico per oltre 40 anni, dopo una serie di metamorfosi che lo trasformarono
prima da ragazzo perbene a rivoluzionario assetato di sangue e vendetta; poi a
costruttore di pace e fondatore dell’Impero nel solco dell’autocrazia del padre
adottivo Cesare, resa ora accettabile dalla forza della sua ideologia e dalla
potenza delle sue realizzazioni. Assumendo il singolare appellativo di
Principe, Augusto seppe peraltro diffondere l’idea di avere ristabilito
l’antica Repubblica, suggerendo una linea di continuità con le gloriose
istituzioni che avevano condotto Roma a creare il più grande Impero
dell’antichità basandolo sui principi fondamentali della democrazia e della
libertà.
Dio vivente per i sudditi
orientali, prediletto degli dei per i Romani, il primo imperatore di Roma non
ebbe remore a colpire duramente i comportamenti licenziosi della figlia Giulia,
e a fare terra bruciata di ogni forma di opposizione. Ma, dopo la fondazione
del Principato, seppe proporsi con la sobrietà del padre della patria e con il
talento del riformatore che gli permise di realizzare una poderosa architettura
politico-istituzionale con iniziative in ogni campo.
Egli volse lo sguardo ovunque:
sulle cose e sugli uomini, sulle istituzioni e sui cittadini, sui servizi da
garantire e sui costumi da migliorare. Rifondò Roma, assicurandole fondamenta
solide al punto da permetterle di resistere per tre secoli alla pressione dei
barbari sui confini e alle nuove guerre civili. Se come soldato Augusto fu
mediocre e nei campi di battaglia vinse sempre grazie ad altri, come
statista superò lo stesso Cesare e resta
uno dei maggiori di tutti i tempi. Se non il più grande.
Esiste una correlazione tra la figura di Renzi e il Divo Augusto? Entrambi alle prese con crisi e riforme poco gradite?
Ce ne parla il giornalista/autore Roberto Toppetta a Unomattina. Clicca sul link sottostante per guardare il podcast di Unomattina del 22 settembre 2014.
http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?day=2014-09-22&ch=1&v=418958&vd=2014-09-22&vc=1#day=2014-09-22&ch=1&v=418958&vd=2014-09-22&vc=1
Roberto Toppetta è stato dal 1987 al 2010 uno dei giornalisti più
apprezzati del Tg3, come inviato economico-sindacale, chigista al seguito dei
Presidenti del Consiglio Massimo D’Alema, Giuliano Amato e Romano Prodi, e
cronista parlamentare.
Laureato in Pedagogia, ha pubblicato
tra l’altro: Mario Pratesi, Bulzoni,
1985; Armando Meoni, Edizioni del
Palazzo, 1988; Linea di Privacy,
Centro Documentazione Giornalistica, 2004.