Maria Manca Rosa Maria Serio Palma Matarelli
Donne mistiche tra XVI e XIX secolo in Puglia
L'interesse
sempre crescente per la storia della santità femminile continua a produrre
pregevoli studi di settore e ad allargare la riflessione su aspetti che svelano
la complessità del mondo femminile in un'epoca (quella soprattutto di antico
regime) in cui l'oscuramento e l'assoggettamento della donna appare assodato
non solo nell'Europa cattolica. Gli elementi emersi segnalano una ricchezza ed
una molteplicità di esperienze religiose che soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia
tendono ad acquisire i tratti di una spiritualità molto intensa che spesso solo
per convenienza viene ricondotta (e ridotta) a forme mistico-visionarie proprie
della stagione barocca. Si tratta in realtà di un'ampia ed articolata casistica
che non conosce confini temporali e che, pur riesplosa nel periodo della
Controriforma, si nutre di una materia che ha attraversato interamente
quell'epoca per sfociare in quella successiva e rimanere anche ai tempi nostri
oggetto di attenzione e di esplorazione interdisciplinare, chiamando a raccolta
studiosi di diversa formazione e provenienza in un paziente e, per certi
aspetti, innovativo scavo di lettura che ha disegnato in maniera inedita la
specificità femminile in un contesto variegato e non certamente univoco di
riferimenti storici.
Non
ci pare opportuno in questa sede passare in rassegna la letteratura di settore
per sottolineare la ragguardevole dimensione raggiunta negli studi sulla
santità nel declinare la storia al femminile. Un bilancio storiografico, pur
utile ed auspicabile, richiederebbe un impegno molto gravoso che chi scrive non
ha la possibilità di assicurare con la dovuta sistematicità e completezza.
Sarebbe tuttavia ingeneroso non riconoscere che sulle riviste più specializzate
non poco spazio è stato ultimamente destinato a discutere di queste novità, a
riprova che ormai il tema è diventato centrale e ineludibile per slargare i
tradizionali confini della ricerca storica e per aprire nuove prospettive al
fossilizzato approccio metodologico ed euristico che ha accompagnato per lungo
tempo gli studi di settore. Si è giunti ad una svolta di una solida e
riconosciuta importanza, che appare, alla luce soprattutto dei risultati
raggiunti nell'ultimo ventennio, non solo apprezzabile dal punto di vista del patrimonio
delle conoscenze messo a disposizione degli addetti ai lavori, ma anche
stimolante sul piano del dibattito sul ruolo della donna nella società
contemporanea, tutto curvato a recuperare un dignitoso protagonismo e a
togliere dalla marginalità l'universo femminile.
Studiare
la santità femminile ha contribuito non poco a favorire questo percorso di
emancipazione e nel contempo ad attribuire ad esso una connotazione valoriale
aggiuntiva prima negata. La politica della santità perseguita dalla chiesa post-tridentina
non sempre però ha consentito di raggiungere facilmente questo approdo. La
strada per una donna che ha vissuto in odore di santità si è sempre presentata
in salita, conoscendo ostacoli spesso riconducibili a inveterati pregiudizi di
genere. Non poche di queste donne, pur riscuotendo un'iniziale attenzione da
parte dell'autorità ecclesiastica, non hanno avuto mai il riconoscimento
canonico di salire agli onori degli altari. Il loro carisma mescolato al ruolo
profetico e visionario esercitato nella società del tempo ha solo consentito
l'accesso al primo grado di santità, quale è appunto quello di serva di Dio, o
al massimo al secondo, di beata, per essere poi rilegate nel più completo
oscuramento e anonimato.
La meritoria ricerca di Olga
Sarcinella, Antonietta Latorre e Maria Antonietta Epifani su tre donne
mistiche, “folli d'Amore” di origine pugliese, Maria Manca, Rosa Maria Serio e
Palma Matarelli, ha fatto riemergere dall'oblio, iniettando nuova luce su una
spiritualità intensa e “sotterranea”, nascosta e nello stesso tempo visibile,
ancora non adeguatamente analizzata e sul rapporto che questa espressività
religiosa intreccia con l'ambiente di riferimento, dove appunto quasi sempre
confessori, circoli di devoti e autorità ecclesiastiche entrano in aperto
conflitto in quanto incapaci di dare significati univoci ai fenomeni
“straordinari” di cui sono diretti/indiretti testimoni. Esemplificazioni che
rinviano a presenze ed esperienze diverse che il Mezzogiorno d'Italia, forse
più di altre aree della penisola, custodisce senza averne piena consapevolezza
e di cui è maturo il tempo di avviare indagini mirate, allargando la casistica
e perfezionando la metodologia. La scelta dell'approccio interdisciplinare
risulta, in base alle risultanze di questa ricerca, la più appropriata, quella
che può assicurare a livello storiografico risultati più solidi e letture più
articolate. Una prospettiva che va tutelata e che resta una sfida da accettare
per non deludere le non poche aspettative alimentate dal raggiungimento di un
così ambizioso traguardo.
Prefazione di
Mario Spedicato
Università degli Studi