ISBN: 88-8229-898-2
Il primo
ricordo di Paolo fu il cielo stellato. Alzò gli occhi in alto e rimase quasi
senza fiato. Tutto quel nero – come un’immensa cappa – sembrò schiacciarlo. Ma
le piccole luci brillanti come fiammelle lo incantarono.
La sua
sensazione fu quella che con un dito potesse toccare quell’immensa volta
luminosa…
Come
chiamarla?
Si girò e
chiese a suo padre: «Pa’, cos’è?».
«È il cielo Paolo… guarda com’è bello. E tutte quelle
luci sono le stelle... Vedi, quella che luccica così forte è la stella polare e
indica la strada alle navi e a chi si è perso. Anche i Re Magi la seguirono per
andare a portare i doni a Gesù Bambino… E poi, vedi là, quella è Sirio, la
stella più grande e brillante del cielo, bianca come un diamante».
Inizia in questo modo 1950, il secondo racconto de Il
nostro anno, una sorta di viaggio alla ricerca di se stessi e di quello che
ci circonda. Tra passato, presente e futuro, il libro si articola
in due parti: Il volo della rondine e
1950.
Il volo della rondine rappresenta metaforicamente il nostro presente.
Strutturato come racconto breve, mette in contrapposizione l’ordine naturale
delle cose (quello delle rondini) con quello consumistico creato dall’uomo. Una
famiglia di Balestrucci costruisce il suo nido all’interno di un villaggio
turistico. Il nido viene però alla fine abbattuto e le rondini fatte fuggire.
Ma la loro fuga è come un segnale e un avvertimento: bisogna tutti insieme fare
qualcosa per porre un argine al depauperamento del nostro pianeta.
In 1950 il passato remoto si tramuta diventando
futuro. Partendo dalla strofa di una delle più belle canzoni
degli anni Ottanta (“1950”
di Minghi): «Nel nostro anno tra la guerra e il Duemila», si cerca di
ripercorrere, attraverso la descrizione dell’infanzia di Paolo passata nella
masseria dei nonni, il senso dei cambiamenti e delle trasformazioni epocali che
si sono succeduti dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni. Paolo, il protagonista del racconto, si vede
proiettato nel 2030 – quasi ottantenne – a riconsiderare la sua vita attraverso
il colloquio pressante con la nipote sedicenne Asia. Si parte proprio dai primi
anni della sua infanzia, passati in una masseria della Murgia pugliese. Come
veri e propri affreschi, vengono tratteggiati avvenimenti, usi e costumi di una
famiglia contadina di stampo patriarcale nei primi anni Cinquanta: quella dei
nonni materni di Paolo. Vengono così rivisitati modi di fare, di pensare e di
vivere di quegli anni, considerati in modo metaforico come trampolino di lancio
verso il futuro e di tutto quello che succederà in seguito nel nostro Paese e
all’intera Umanità.
Alcune pagine indimenticabili vengono dedicate alla
vendemmia, alla mietitura, al rito della tarantolata, ai balli, alle feste e
alle tradizioni delle nostre campagne pugliesi. Verrà descritta la grande
nevicata del 1956 e la scuola degli anni Cinquanta. Alla fine del libro un post, una
poesia scritta come un messaggio
lanciato al futuro dei nostri giovani.