ISBN: 88-8229-949-1
Jean Ricardou, più di tutti i suoi compagni di avventura è lo scrittore e teorico che meglio interpreta la via di quello che viene presentato come il Nouveau Roman, denominazione inventata da Émile Henriot ne « Le Monde » del 22 maggio 1957. Egli rivela una piena coscienza delle questioni millenarie della scrittura. Studioso di Marcel Proust e di Gustave Flaubert, due giganti del romanzo francese e universale, ma anche di Alain Robbe-Grillet e Claude Simon, Jean Ricardou, sin dal 1967, con il suo libro Problèmes du Nouveau Roman, si pone al centro del dibattito, con un rigore esemplare di creatore e lettore in fabula. Solo due anni prima delle sue proposte teoriche, nel 1965, egli pubblica il romanzo oggetto di questo bel libro, La prise de Constantinople. È lo svelamento centrale della fine di una «écriture d’une aventure», per una « aventure de l’écriture ». Jean Ricardou non abbandonerà mai più questa sua doppia anima unitaria: testo e teoria, teoria e testo, riuscendo ad armonizzare lettore e autore. Quella che un giorno egli chiamerà la «textique», non sarà che il frutto di questa straordinaria linea unificante. L’intero mondo del «récit» è rivoluzionato, dissezionato, azzerato, per ritrovare l’uomo. Il testo ritorna alla sua complessità enigmatica, alle sue contraddizioni e alla sua natura di produzione. Tutto il resto viene dopo. La parola del testo è al centro della pagina e delle pagine che scorrono, come in un quadro che tutto racchiude del mondo, con una semplice pennellata di luce.
Questa ricerca di Carolina Diglio ha il merito di farci riflettere in profondità sul grande contributo di Jean Ricardou alla ridefinizione dell’estetica della narrazione nella sua affascinante complessità. Siamo di fronte non solo a un protagonista del nostro tempo, ma anche a un teorico-romanziere che squarcia elementi acquisiti, innova sulla linea della classicità, dà al testo la vera sostanza della vita.
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